Tanti i temi trattati, dal portfolio del docente all'utilizzo della letteratura e del cinema nella classe di lingua, dalla ludicizzazione della grammatica alle neuroscienze applicate alla didattica, dalle TIC alla flipped classroom. L'incontro è stato molto stimolante e già sto mettendo a frutto nell'aula gli stimoli ricevuti, con molto piacere dei miei studenti (e della mia autostima!).
I relatori erano tutti insegnanti di spagnolo presso scuole, università o centri Cervantes. Nonostante nessuno fosse un formatore o un ricercatore universitario “puro” il livello era abbastanza alto. E perché non dovrebbe essere così? Non possiamo aspettarcelo da dei "semplici" insegnanti? La forza di questo evento, ormai al secondo appuntamento, è proprio l'idea che oggi la figura del docente e del ricercatore non sono per forza distinte, anzi il docente non è solo "utilizzatore" passivo di metodologie scritte da altri, ma attore attivo della ricerca metodologica e glottodidattica. È lui che alla fine si trova ad utilizzare la mole di studi mettendo alla prova, sperimentando, aguzzando l'ingegno e la fantasia. Lo studio è guidato da un obiettivo ben preciso: migliorare l'insegnamento contribuendo alla crescita culturale dei propri studenti.
Una delle organizzatrici dell'evento mi ha detto che l'idea di fare questo tipo di formazione è nata dopo aver partecipato alle giornate di spagnolo presso l'Università di Cipro, dove ho avuto la fortuna di assistere anche io per due anni di seguito quando insegnavo nei corsi estivi della stessa università. È in quella occasione, nel calore di Nicosia, tra lunghi dibattiti e mangiate di suvla, che ho capito che tutte le parole sulla condivisione, il lavoro di gruppo, la strutturazione delle conoscenze nel lavoro comune che cerchiamo di far vivere nella classe di lingue nella nostra pratica quotidiana, non possono poi scomparire quando invece che una lezione di italiano L2 facciamo un incontro sull'insegnamento ludico della grammatica.