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I codici QR, per capirci quei quadrati come quello qui accanto, sono uno strumento molto versatile con il quale poter costruire diverse attività didattiche. Permettono di nascondere l'informazione e al tempo stesso la amplificano quando con un lettore di codici QR, una semplice app scaricabile sul nostro smartphone, decodifichiamo il codice: scansionando il codice grazie un cellulare - meglio se connesso alla rete - possiamo accedere a un video, a un’immagine, a un testo o a un qualsiasi altro oggetto multimediale. In questo post voglio presentare un'altra attività ludica – tempo fa ho postato una caccia la tesoro con i codici QR – facile da costruire e da adattare alle proprie classi. Riporto il gioco così come l’ho svolto in classe ed è quindi cucito sul livello e sui bisogni linguistici dei miei studenti: i miei studenti di italiano L2, adulti e giovani, tutti scolarizzati (minimo 12 anni di scuola), di livello pre A1, avevano bisogno di una rinfrescata sulle relazioni di parentela, e al tempo stesso volevo che praticassero il maschile e il femminile e si esercitassero nella comprensione di frasi brevi. Il tutto senza annoiarli e demotivarli con lunghe liste di parole. Il gioco che ho ideato si chiama “3 colpi”. Si dispongono 25 flashcard in modo da formare una matrice quadrata. Ogni flashcard ha da un lato un codice QR e dall'altro la risposta che gli studenti dovranno dare. Ogni codice QR è un "bersaglio" da colpire - cioè da scansionare con un lettore di codici QR del nostro smartphone - per scoprire una frase. In questo caso una circonlocuzione, del tipo “il figlio di tuo zio” oppure “la mamma di tuo marito”, che descrive un legame di parentela. Gli studenti devono capire il nome di parentela descritto, in questo caso “cugino” e “suocera”, facendo attenzione anche al maschile e al femminile, e riportarlo sul foglio di lavoro (allegato alla fine del post). Il gioco si svolge a squadre. Ogni squadra ha 4 “caricatori” con 3 “colpi” - cioè può scansionare 3 codici per 4 volte - da “utilizzare” in un minuto, durante il quale devono decodificare il codice con lo smartphone, leggere la frase e scrivere sul foglio di lavoro la risposta, ossia il nome di parentela descritto dalla frase. Come vedete nell'immagine ogni codice QR è identificato da un numero e da una lettera in modo da poter riportare la risposta nella casella giusta del foglio di lavoro. Allo scadere del minuto ogni squadra indica alle altre a quali codici ha “sparato” e le carte corrispondenti vengono girate svelando così la risposta esatta. Se la risposta non corrisponde a quella scritta sul foglio di lavoro, gli studenti possono scansionare di nuovo il codice per rileggere la frase e rendersi conto del proprio errore. I bersagli colpiti, indifferentemente se la risposta sul foglio di lavoro sia stata corretta o sbagliata, rimangono sul tavolo girati dal lato della risposta, e il gioco continua fino a quando non vengono esaurite tutte le "cartucce" dei 4 "caricatori". Per ogni risposta esatta sul foglio di lavoro la squadra guadagna un punto. Vince chi alla fine del gioco ha più punti. L'attività ha molti punti di forza: innanzitutto è un’attività ludica, quindi porta con sé tutti i vantaggi dei giochi a scopo didattico (vai qui per approfondire): l'attività si è rivelata piacevole e allo stesso tempo sfidante dal punto di vista cognitivo, mentre il lessico è stato ripreso e appreso in un contesto significativo; poi punta sull’autonomia degli studenti poiché in nessun momento hanno bisogno dell’intervento del professore per avere la risposta giusta, ma costruiscono da sé la propria conoscenza e si rendono conto da soli di eventuali lacune; il gioco di squadra, inoltre, ha permesso di condividere la conoscenza e le strategie di comprensione dei vari membri del gruppo, dando ancora una volta l’opportunità agli apprendenti di riflettere sull'importanza del gruppo classe per il proprio apprendimento. La riflessione dopo il gioco può essere fatta su due livelli: il primo è il livello linguistico, dando ad esempio agli studenti tutte le frasi con le soluzione, in modo da fissare il lessico che ancora sfugge; il secondo, sul piano metacognitivo, facendo esplicitare agli studenti gli obbiettivi linguistici del gioco e riflettendo sulle strategie usate per dare la risposta giusta. Sono da tenere in considerazione almeno due difficoltà: una è data dal fatto che per varie ragioni – sopratutto convinzioni personali e abiti culturali – per gli adulti non sempre il gioco appare subito come un modo di imparare. Fondamentale a questo proposito è negoziare durante il corso la possibilità di introdurre dei giochi e muoversi a seconda del clima che si respira in classe: rilassato, teso, eccessivamente competitivo, collaborativo… L’altra difficoltà rimanda alla dimestichezza che gli apprendenti possono avere o non avere con lo smartphone, quando ne hanno uno! Per superare questo (doppio) ostacolo tecnologico, di competenza digitale e di accesso alla tecnologia, è utile da un lato svolgere delle attività preparatorie che facciano prendere familiarità con i codici QR e l’app per scansionarli e decodificarli, dall'altro invece è fortemente raccomandabile far svolgere l’attività a squadre, in modo che sia necessario non più di un cellulare per gruppo: state sicuri che su 10 studenti almeno 2 o 3 hanno uno smartphone! Inoltre giocando a squadre anche eventuali problemi legati alla dimestichezza con i codici QR si attenuano nella collaborazione con compagni più esperti. Va da sé che è possibile variare le regole del gioco a proprio piacimento, ma sopratutto usarlo in modo diverso: non solo ripetere i campi semantici attraverso semplici circonlocuzioni, ma cambiare il tipo di informazione veicolata dai codici. È possibile infatti creare codici QR che rimandino a link in rete di immagini e quindi lavorare non sulla comprensione di frasi ma sull'abbinamento immagine/parola, sia essa un nome o un verbo. Per i livelli più alti i codici possono indicare dei campi semantici e chiedere agli studenti di scrivere sul foglio di lavoro dieci parole relative al campo semantico indicato, o ancora lavorare sui sinonimi. Se provate a costruire un’attività su questo schema mi farebbe piacere sapere come è andata e come l’avete utilizzata. Per condividerla potete commentare qui sotto oppure scrivermi un messaggio nella pagina dei contatti.
Avete mai provato ad organizzare una caccia al tesoro? Non è per nulla facile. C'è bisogno di spazi adeguati, di poter mettere gli indizi in un luogo sicuro prima che inizi il gioco. Molto spesso però ci troviamo in situazioni con spazi limitati e nessun posto sicuro per nascondere gli indizi. Come fare? Niente paura, ci viene in aiuto la tecnologia qr. I codici QR sono quei quadrati pieni di puntini che troviamo spesso sotto i manifesti pubblicitari, sui volantini dei negozi, ecc… Con uno smartphone e una semplice app è possibile decodificarli (basta cercare "QR code reader" e scaricare la app che si preferisce) e così accedere al contenuto "nascosto", il quale può essere un collegamento web, un testo, un video… insomma qualsiasi contenuto ci interessi. L'attività che propongo si ispira al lavoro di Polina Chatzi e Pedro Jesús Molina Muñoz disponibile a questo link . In pratica funziona così: dato un codice di partenza, gli studenti attraverso i loro smartphone decodificano il codice QR, accedono così alle informazioni in esso contenute, grazie ad esse completano un foglio di lavoro dato in precedenza dall'insegnante, per così passare alla tappa successiva. Vince il gruppo (o lo studente) che arriva alla fine del percorso con il maggior numero di risposte esatte sul foglio di lavoro. Io ho proposto in classe (italiano L2, adulti migranti di livello A0-A1) una caccia al tesoro che ha per tema alcuni cantanti pop italiani. Nel mio caso gli studenti partono da questa immagine potendo scegliere tra tre codici che danno inizio a percorsi diversi: Provate con i vostri smartphone a decifrare il codice QR 1 (percorso numero 1). Apparirà sul vostro smartphone il seguente testo: "È bassa, ha i capelli neri e corti. Porta un vestito nero. Come si chiama?". Gli studenti devono cercare l'immagine che corrisponde alla descrizione tra le altre immagini di cantanti disseminate in precedenza per la classe, e riempire il foglio di lavoro con il nome della cantante, in questo caso "Arisa" (il foglio di lavoro usato per questa attività è scaricabile alla fine dell'articolo). Quando gli studenti avranno trovato l'immagine e riempito il foglio di lavoro dovranno leggere un altro codice QR , con altre istruzioni e domande per riempire il foglio di lavoro. E il gioco continua. Prima di proporre un'attività simile vi consiglio di far prendere dimestichezza ai vostri studenti con i codici QR proponendo un’attività propedeutica che serva a far scaricare a tutti il lettore di codici QR e sperimentarlo: potreste dare, ad esempio, a ogni gruppo di studenti una serie dei codici da scansionare contenenti domande delle funzioni comunicative già conosciute. Vi piace l'dea? Provateci in classe, non ve ne pentirete.
Pagina web delle giornate di formazione. Cliccando sull'immagine in basso puoi accedere alla presentazione del laboratorio che terrò il 10 giugno. Fai clic qui per modificare. Come preannunciato nel post precedente, ho partecipato alla formazione per docenti di spagnolo come lingua straniera all'Università del Bosforo. Tanti i temi trattati, dal portfolio del docente all'utilizzo della letteratura e del cinema nella classe di lingua, dalla ludicizzazione della grammatica alle neuroscienze applicate alla didattica, dalle TIC alla flipped classroom. L'incontro è stato molto stimolante e già sto mettendo a frutto nell'aula gli stimoli ricevuti, con molto piacere dei miei studenti (e della mia autostima!). I relatori erano tutti insegnanti di spagnolo presso scuole, università o centri Cervantes. Nonostante nessuno fosse un formatore o un ricercatore universitario “puro” il livello era abbastanza alto. E perché non dovrebbe essere così? Non possiamo aspettarcelo da dei "semplici" insegnanti? La forza di questo evento, ormai al secondo appuntamento, è proprio l'idea che oggi la figura del docente e del ricercatore non sono per forza distinte, anzi il docente non è solo "utilizzatore" passivo di metodologie scritte da altri, ma attore attivo della ricerca metodologica e glottodidattica. È lui che alla fine si trova ad utilizzare la mole di studi mettendo alla prova, sperimentando, aguzzando l'ingegno e la fantasia. Lo studio è guidato da un obiettivo ben preciso: migliorare l'insegnamento contribuendo alla crescita culturale dei propri studenti. La condivisione di esperienze didattiche e ricerche che partono da problemi concreti incontrati nella pratica didattica, sempre se si basano su solide fondamenta teoriche, diventano il miglior modo di diffondere la teoria stessa tra il corpo docente più ampio: attraverso la condivisione di queste esperienze la teoria si afferma come una risorsa indispensabile per un insegnamento di qualità, non un armamentario di termini tecnici da mettersi in bocca all'occorrenza, ma una valida guida all'azione. Ad esempio una delle relazioni più interessanti è stata proprio quella sulle neuroscienze: la relatrice, dopo una breve introduzione dove forniva gli assi teorici sui quali si basava e la bibliografia di riferimento, è passata subito a farci sperimentare una serie di attività altamente flessibili dal punto di vista dell'uso in classe. Le teorie neuroscientifiche applicate alla didattica nel senso vero del termine. E quando dico "farci sperimentare" intendo dire che abbiamo svolto le attività così come le avrebbero svolte i nostri studenti, mettendo in pratica uno dei capi saldi della moderne teorie glottodidattiche, ossia il focus dell'insegnamento è lo studente e qualsiasi cosa intendiamo fare non dobbiamo mai dimenticare di metterci nei loro panni. Una delle organizzatrici dell'evento mi ha detto che l'idea di fare questo tipo di formazione è nata dopo aver partecipato alle giornate di spagnolo presso l'Università di Cipro, dove ho avuto la fortuna di assistere anche io per due anni di seguito quando insegnavo nei corsi estivi della stessa università. È in quella occasione, nel calore di Nicosia, tra lunghi dibattiti e mangiate di suvla, che ho capito che tutte le parole sulla condivisione, il lavoro di gruppo, la strutturazione delle conoscenze nel lavoro comune che cerchiamo di far vivere nella classe di lingue nella nostra pratica quotidiana, non possono poi scomparire quando invece che una lezione di italiano L2 facciamo un incontro sull'insegnamento ludico della grammatica. Lo scambio tra pari, l'unione delle figure del docente e del ricercatore, la conseguente saldatura tra la teoria e la pratica è una prassi quotidiana di gruppi come Insegnanti 2.0, o dei singoli che animano i forum, i gruppi facebook o i MOOCs. Ma anche prima di internet è stata questa la forza dell'innovazione. Basti pensare ad alcune esperienze pedagogiche come quella di Mario Lodi e del movimento di Cooperazione Educativa (e la sua articolazione contemporanea Rete di Cooperazione Educativa) che hanno trasformato la pedagogia infantile in Italia proprio partendo dall'aula, le sue problematiche didattiche (ma anche sociologiche e politiche) ossia dal centro della nostra attività: i nostri studenti. Per il prossimo autunno ci sono due appuntamenti molto interessanti per chi ha voglia di formarsi e migliorare il suo insegnamento. Il primo è il seminario nazionale della Lend "Educazione Linguistica e Innovazione" che si svolgerà a Roma il 23 e 24 ottobre e riguarderà il curriculo, le metodologie e gli strumenti dell'innovazione. Il programma è ancora in elaborazione ma qui è visualizzabile un'introduzione con le domande alle quali il seminario cercherà di dare risposta.
La seconda è la ICT for Language Learning, che si svolgerà a Firenze il 12 e 13 Novembre. È un incontro dal respirop davvero internazionale e le aree tematiche toccano tutti gli aspetti dell'insegnamento tramite le TIC. Sul sito ci sono tutte le informazioni utili e i programmi delle edizioni passate. Se ci si iscrive entro l'1 settembre la quota di partecipazione è di 300 euro. |
Gli insegnanti sono come gli squali: se si fermano è perché sono morti. ProfiliArchivio
Novembre 2018
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