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Come preannunciato nel post precedente, ho partecipato alla formazione per docenti di spagnolo come lingua straniera all'Università del Bosforo. Tanti i temi trattati, dal portfolio del docente all'utilizzo della letteratura e del cinema nella classe di lingua, dalla ludicizzazione della grammatica alle neuroscienze applicate alla didattica, dalle TIC alla flipped classroom. L'incontro è stato molto stimolante e già sto mettendo a frutto nell'aula gli stimoli ricevuti, con molto piacere dei miei studenti (e della mia autostima!). I relatori erano tutti insegnanti di spagnolo presso scuole, università o centri Cervantes. Nonostante nessuno fosse un formatore o un ricercatore universitario “puro” il livello era abbastanza alto. E perché non dovrebbe essere così? Non possiamo aspettarcelo da dei "semplici" insegnanti? La forza di questo evento, ormai al secondo appuntamento, è proprio l'idea che oggi la figura del docente e del ricercatore non sono per forza distinte, anzi il docente non è solo "utilizzatore" passivo di metodologie scritte da altri, ma attore attivo della ricerca metodologica e glottodidattica. È lui che alla fine si trova ad utilizzare la mole di studi mettendo alla prova, sperimentando, aguzzando l'ingegno e la fantasia. Lo studio è guidato da un obiettivo ben preciso: migliorare l'insegnamento contribuendo alla crescita culturale dei propri studenti. La condivisione di esperienze didattiche e ricerche che partono da problemi concreti incontrati nella pratica didattica, sempre se si basano su solide fondamenta teoriche, diventano il miglior modo di diffondere la teoria stessa tra il corpo docente più ampio: attraverso la condivisione di queste esperienze la teoria si afferma come una risorsa indispensabile per un insegnamento di qualità, non un armamentario di termini tecnici da mettersi in bocca all'occorrenza, ma una valida guida all'azione. Ad esempio una delle relazioni più interessanti è stata proprio quella sulle neuroscienze: la relatrice, dopo una breve introduzione dove forniva gli assi teorici sui quali si basava e la bibliografia di riferimento, è passata subito a farci sperimentare una serie di attività altamente flessibili dal punto di vista dell'uso in classe. Le teorie neuroscientifiche applicate alla didattica nel senso vero del termine. E quando dico "farci sperimentare" intendo dire che abbiamo svolto le attività così come le avrebbero svolte i nostri studenti, mettendo in pratica uno dei capi saldi della moderne teorie glottodidattiche, ossia il focus dell'insegnamento è lo studente e qualsiasi cosa intendiamo fare non dobbiamo mai dimenticare di metterci nei loro panni. Una delle organizzatrici dell'evento mi ha detto che l'idea di fare questo tipo di formazione è nata dopo aver partecipato alle giornate di spagnolo presso l'Università di Cipro, dove ho avuto la fortuna di assistere anche io per due anni di seguito quando insegnavo nei corsi estivi della stessa università. È in quella occasione, nel calore di Nicosia, tra lunghi dibattiti e mangiate di suvla, che ho capito che tutte le parole sulla condivisione, il lavoro di gruppo, la strutturazione delle conoscenze nel lavoro comune che cerchiamo di far vivere nella classe di lingue nella nostra pratica quotidiana, non possono poi scomparire quando invece che una lezione di italiano L2 facciamo un incontro sull'insegnamento ludico della grammatica. Lo scambio tra pari, l'unione delle figure del docente e del ricercatore, la conseguente saldatura tra la teoria e la pratica è una prassi quotidiana di gruppi come Insegnanti 2.0, o dei singoli che animano i forum, i gruppi facebook o i MOOCs. Ma anche prima di internet è stata questa la forza dell'innovazione. Basti pensare ad alcune esperienze pedagogiche come quella di Mario Lodi e del movimento di Cooperazione Educativa (e la sua articolazione contemporanea Rete di Cooperazione Educativa) che hanno trasformato la pedagogia infantile in Italia proprio partendo dall'aula, le sue problematiche didattiche (ma anche sociologiche e politiche) ossia dal centro della nostra attività: i nostri studenti.
Quando si fa lingua straniera con i bambini, non si insegna soltanto un nuovo codice linguistico e nuove etichette da apporre su concetti preesistenti, ma spesso ci si trova a maneggiare saperi e concetti per loro nuovi, con la difficoltà del mezzo espressivo, ossia la lingua straniera, che a seconda della competenza linguistica ha diversi gradi di opacità.
In altre parole, l'approccio è quello del CLIL, e quindi si presentano concetti di geografia, di scienze o di qualsiasi altro ambito del sapere, in lingua straniera attraverso attività diattiche il cui fine è duplice: da un lato la lingua straniera (lessico, strutture, funzioni comunicative), dall'altro la geografia, la storia, l'educazione civica... L'attività didattica su Istanbul che trovate qui sotto ha questo duplice scopo, da un lato la lingua, dall'altro conoscere la città, la sua geografia, i monumenti, i mezzi di trasporto, i problemi e le cose belle. Abbiamo utilizzato Blendspace per poter commentare video ed immagini o rispondere a delle domande. Prima di condividere sulla piattaforma hanno compilato un foglio di lavoro in classe perchè era la prima volta che usavano Blendspace ed abbiamo dovuto lavorare su contenuti sicuri e strutture già presentate per rendere meno impegnativo l'uso del nuovo strumento. Alla fine hanno fatto dei pannelli con padlet per riutilizzare il lessico e la struttura acquisita. Il link della lezione è sempre disponibile sulla piattaforma digitale social classroom nel caso volessero accedervi in maniera autonoma. Età dei bambini: 9/10 anni. Obbiettivi linguistici: lessico sulla città, le cose belle ed i suoi problemi; esprimere un'opinione; Contenuto: Conoscere i parchi e la loro collocazione sulla mappa, i monumenti e i mezzi pubblici della città; riconoscere la cartina di Istanbul; riflettere sulla città in cui viviamo, i problemi e le cose belle. Attenzione. per visualizzare i commenti degli studenti bisogna cliccare sulle frecce in alto a destra. |
Gli insegnanti sono come gli squali: se si fermano è perché sono morti. ProfiliArchivio
Novembre 2018
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